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LOU LOUP E LA VOURP

“Una domenica mattina, mentre andava verso Pradleves,
proprio nei pressi di questa panca, il lupo si trovò faccia a faccia con la volpe."

Lou Loup e la Vourp

Non tanti anni fa, in una grotta nel prato qui sotto, viveva un vecchio lupo. L’animale ormai era vecchio e non riusciva più cacciare cervi, caprioli e cinghiali e si accontentava di mangiare quel che gli capitava. Una domenica mattina, mentre andava verso Pradleves, proprio nei pressi di questa panca, si trovò faccia a faccia con la volpe. Quella poverina non aveva scampo, il lupo l’avrebbe divorata senza pietà. Ma il terrore di finire mangiata dal suo feroce “cugino” le fece venire in mente un’idea. “Caro amico - disse la volpe - se mi risparmierai ti porterò in una casa, qui vicino, dove c’è una cantina piena di ogni sorta di
cose buone: salami, formaggi, uova, torte...”. Il lupo, mezzo sdentato, sentendo quelle parole, iniziò a immaginare tutto quel ben di Dio e pensò che, vista la sua avanzata età, sarebbe stato più semplice mangiare salami e torte, piuttosto che ingaggiare una lotta con la giovane volpe.

I due, così, si avviarono verso il Cantoun, dove si trovava la casa di Giacu e Ciutino che potrai ancora vedere appena oltrepasserai il ponticello poco più a valle. Giunti alla finestra che dava verso la strada, la volpe, con un colpo di muso aprì la finestrella e passò
attraverso la grata. Una volta dentro mostrò al lupaccio tutto ciò che conteneva. Quello, che da mesi mangiava solo rane e lumache, divenne folle per il desiderio, passò attraverso le sbarre e si gettò famelico su tutto ciò che trovava. Mangiava senza neppure respirare,
azzannava salami lunghi un metro, forme di formaggio Castelmagno di cinque chili, torte di mele. Intanto anche la volpe mangiava, ma con più calma e, ogni tanto, usciva dalla finestra e tornava sulla strada. Il lupo, non prima di essersi placato la fame, si insospettì per quel comportamento e chiese spiegazioni. “Caro amico - disse la volpe - Giacu e Ciutino sono andati alla messa delle 8.00, prima o poi rincaseranno ed è meglio non farsi prendere nella loro cantina”. Il lupo fu soddisfatto della spiegazione, continuò a mangiare come un
matto e trovati anche miele e vino non fece complimenti.

Intanto Giacu e Ciutino tornarono da messa. La volpe li scorse e veloce uscì da dove era entrata. Subito chiamò il lupo che, mezzo ubriaco e con una pancia rotonda come una palla, provò a uscire dalla finestra, ma... Cos’era mai successo? Le sbarre attraverso cui era entrato si dovevano essere avvicinate! La testa usciva, ma, per quanto spingesse e tirasse,
la pancia piena e tonda come una palla non riusciva a passare.

A quel punto, tornata un po’ di lucidità, la bestia feroce capì tutto. La volpe, mentra mangiava, usciva fuori di continuo non per vedere se arrivassero i padroni di casa, ma per verificare che la sua pancia passasse ancora attraverso le sbarre. Era stato imbrogliato dall’astuzia della lontana cugina. Così la volpe se ne andò sogghignando mentre il lupo le lanciava tutte le maledizioni che conosceva. Ormai era quasi ora di pranzo e Giacu, come tutte le domeniche, scendeva in cantina a prendere un fiasco di “vino buono”. Appena aperta la porta, l’uomo vide tutto quello sconquasso e il vecchio lupo che, ululando e sbavando, cer-
cava di liberarsi dalla stretta delle sbarre.

Giacu allora prese il grosso bastone che usava per girare la polenta e iniziò a suonarle alla povera bestia. E PIM e PAM e PUM! E PUM e PAM e PIM! Il povero animale non sapeva più se arrivava prima il rumore del colpo o il dolore. A un certo punto Giacu sferrò un colpo così forte che il lupo fu lanciato fuori dalla finestra. Senza neanche sapere come potesse
ancora farcela, il povero vecchio lupo riuscì a tornare nella sua tana dove rimase per un mese, prima di guarire, pensando a come vendicarsi della volpe.

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